Recensioni

Il tempo è un bastardo

“Il tempo è un bastardo”, Jennifer Egan, Mondadori

«Il tempo è un bastardo, giusto? E tu vuoi farti mettere i piedi in testa da quel bastardo?»

Il tempo è al centro di questo libro con cui Jennifer Egan vinse il il National Book Critics Circle Award nel 2010 e il Premio Pulitzer per la narrativa nel 2011. Il tempo è protagonista e allo stesso “tempo” bistrattato e maltrattato dall’autrice o, meglio ancora, viene utilizzato come mezzo per maltrattare e bistrattare il lettore e costringerlo a continui sforzi per adattarsi alle condizioni, agli anni, ai luoghi in cui ogni capitolo si svolge. L’autrice non ci dà troppi indizi, nessuno in modo chiaro e diretto almeno, del tempo e del luogo in cui ci troviamo, viaggia a suo piacimento e sembra cambiare sempre personaggi ma, in realtà, ci racconta solo in modo solo apparentemente destrutturato la storia di Sasha e Bennie e delle persone che hanno incontrato nella loro vita.

Ci vuole una buona dose di concentrazione per leggerlo e spesso si può pensare di essersi smarriti ma, in realtà, ogni capitolo è legato a un altro, a un personaggio, un momento, un luogo e ogni volta il lettore ritrova “la strada” principale e capisce che l’autrice sta giocando con lui ma mai in modo scorretto né fine a se stesso. Tutto si chiude, alla fine, quasi magicamente, in un futuro che sa di distopia ma che, come le buone distopie, ci sembra così reale e così vicino. 

Tema che lega tutto è la musica, i rapporti tra le persone e come questi rapporti e le persone possono cambiare nel tempo, come ciò che ci accade ci può segnare per sempre e come il tempo fa ciò che vuole, ci cambia, ci maltratta ma se vogliamo possiamo riprenderci la nostra vita e ricominciare. 

Se siete pronti per un viaggio totalizzante, vi consiglio questa lettura. 


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